Yukio Mishima – Una stanza chiusa a chiave

Una rilettura di un piccolo gioiello e di un grande scrittore, con la traduzione di Lydia Origlia.

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I corridoi erano meandri inestricabili. Non esisteva banca più enorme. Come gli sarebbe piaciuto lavorare in un edificio assolutamente inumano come quello! Si sentiva ovunque respinto da enormi colonne di marmo. Non v’era traccia alcuna di vischiosità. Kazuo detestava gli edifici dall’aspetto accogliente. Bastava premere la guancia sul marmo per raffreddarla e appiattirla. Avrebbe voluto vivere in una tomba. Una tomba così vitale e meravigliosa. Come tutti i cimiteri, quell’archetipo di banca freddo e buio esprimeva l’orgoglio cosciente di dominare l’esistenza umana. La perfezione della vita consiste nell’imitare la tomba. Come nelle Mille e una notte, fratello e sorella di madri diverse si rinchiudono in una tomba per gustare il piacere… Una camera chiusa a chiave… L’idea lo fece sussultare di paura e di voluttà.

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